S
alute & Benessere
P E D I AT R I A
e i suoi effetti nefasti impiegano
solo due settimane a manifestarsi. E’ il
risultato dello studio dell’Universita’ del Missouri
pubblicato dal Journal of the American Medical Association
( JAMA) quest’anno, in cui e’ stato chiesto ad alcuni soggetti
di diminuire drasticamente la loro attivita’ fisica per verificare
gli effetti della sedentarieta’. I ricercatori hanno studiato due
gruppi di soggetti: il primo composto da camminatori ‘medi’,
circa 6mila passi al giorno, cui è stato chiesto di scendere
per tre settimane a 1400, evitando assolutamente le scale ed
usando sempre l’automobile; il secondo da camminatori sopra la media, circa 10mila passi al giorno, ‘costretti’ anche in
questo caso a scendere a 1400 con le stesse avvertenze degli
altri, per solo due settimane.
Al termine dello studio ai partecipanti e’ stato somministrato
un test di tolleranza al glucosio e uno ai grassi, per verificare
l’abilita’ del corpo di sottrarre dal sangue queste due sostanze.
Il risultato e’ stato che le due settimane di inattivita’ sono state piu’ che sufficienti per aumentare la presenza di glucosio
e grasso nel sangue, una condizione che spesso prelude allo
sviluppo di diabete e malattie cardiovascolari.
Stare seduti alla scrivania per troppe ore può favorire l’insorgere del mal di testa, ma se si fa della ginnastica cervicale
i disturbi possono diminuire del 40% e si dimezza la quantità
degli analgesici assunti. Lo rivela un altro studio condotto tra
i dipendenti del Comune di Torino, i cui risultati sono stati
pubblicati su ‘Cephalalgia’, la rivista delle cefalee.
Più importante ancora il movimento
della dieta
I ricercatori del Duke University Medical Center hanno dimostrato in una ricerca pubblicata sull’American Journal of
Cardiology che un’attività fisica moderata ma costante come
camminare per un totale di 18 chilometri a settimana (circa
30 minuti al giorno per 6 giorni su 7) rappresenta il miglior
farmaco per contrastare la sindrome metabolica, un ‘mix’ di
fattori di rischio per cuore e arterie (obesità, intolleranza
glucidica, insulino-resistenza, ipertensione, ipercolesterole-
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mia) sempre piu’ diffuso nella societa’ del benessere.
L’indagine ha analizzato gli effetti dell’esercizio su 171 uomini e donne sovrappeso. All’inizio dello studio il 41% dei
partecipanti rispondeva ai criteri necessari per diagnosticare
un quadro di sindrome metabolica, mentre dopo 8 mesi di
attivita’ fisica la prevalenza della malattia scendeva al 27%.
Una riduzione significativa, indipendente dal tipo di dieta
seguita. Nessun beneficio invece, per chi aveva praticato un
esercizio fisico super vigoroso per un breve periodo.
Questo sarebbe anche il segreto della mitica popolazione
Masai, il popolo di nomadi africani famosi per il loro cuore
“a prova di infarto”. Nonostante la loro dieta particolarmente
ricca di grassi di origine animale, infatti, i Masai sono raramente colpiti da malattie del sistema cardiovascolare.
Per oltre 40 anni gli scienziati si sono interrogati sul perche’
di questo fenomeno, pensando al loro Dna, ma un recente
studio di ricercatori svedesi, norvegesi e tanzanesi e pubblicato sul British Journal of Sports Medicine analizzando la
dieta, lo stile di vita e l’incidenza di malattie cardiovascolari
in 985 tanzanesi di mezza eta’, di cui 130 Masai, 371 contadini e 484 residenti in citta’ ha dimostrato che benchè i
Masai abbiano la dieta piu’ grassa hanno i valori piu’