100% Fitness Mag - Anno II Marzo 2008 | Page 38

alute & & Benessere SSaluteBenessere modalità con cui egli impiega il suo apparato fonatori, come la voce nasalizzata o palatalizzata); c) le caratteristiche para-linguistiche, definite come l’insieme delle proprietà acustiche transitorie che accompagnano la pronuncia di qualsiasi enunciato e che possono variare in modo contingente da situazione a situazione. Esse sono: il tono che è dato dalla frequenza fondamentale della voce, l’intensità che consiste nel volume della voce, l’accento enfatico con cui il soggetto intende sottolineare un determinato segmento linguistico dell’enunciato rispetto ad altri, il tempo che determina la successione dell’eloquio e delle pause; esso comprende diversi fattori come la durata, la velocità di eloquio e la velocità di articolazione, la pausa, intesa come sospensione del parlato, che è distinta in pause piene (riempite da vocalizzazioni) e pause vuote (cioè, periodi di silenzio). La mimica facciale, i creazionisti dell’ottocento ritenevano che il volto 38 100% Fitness Magazine fosse la “finestra dell’anima”, voluta da Dio per leggere la mente degli altri. È fuori dubbio che i movimenti del corpo per attirare l’attenzione e l’interesse degli interlocutori. Tali movimenti servono per manifestare determinati stati mentali (come certezza, dubbio, confusione ecc.), le esperienze emotive,nonché gli atteggiamenti interpersonali (di attrazione e di avvicinamento, di indifferenza o di repulsione e di distanziamento). Il sorriso. Il sorriso è uno dei segnali fondamentali della specie umana e,a livello filogenetico, costituisce una omologia con l’espressione facciale delle scimmie, consistente nel “mostrare i denti in silenzio”come atto di difesa e di sottomissione per acquietare e rassicurare il partner. Infatti, l’animale che mostra i denti segnala di non volere usare la dentatura per aggredire. In ambito umano, il sorriso non è un segnale uniforme ed univoco, ma copre una gamma estesa di fenomeni assai diversi fra loro. Ekman e Friesen (1982) hanno individuato diciannove configurazioni diverse di sorriso. Fra di esse possiamo qui ricordare il sorriso spontaneo, che riguarda il volto intero e che consiste nel sollevare gli angoli della bocca verso l’alto, mostrare i denti e contrarre i muscoli orbicolari dell’occhio, il sorriso simulato che consiste nell’attivare soltanto i muscoli zigomatici della parte inferiore del volto senza il coinvolgimento dei muscoli orbicolari, il sorriso miserabile che manifesta l’accettazione di una condizione di necessità spiacevole e che comporta un prolungamento delle espressioni nella zona inferiore del volto. Al sorriso sono state assegnate funzioni psicologiche fra loro diverse. Numerosi studiosi hanno inteso il sorriso come l’espressione universale di una esperienza più o meno intensa di gioia felicità. Tuttavia il sorriso non ha un legame ne necessario ne sufficiente con le emozioni, bensì è strettamente connesso con l’interazione sociale. Le persone non necessariamente sorridono in situazioni di intensa gioia, mentre sorridono molto di più quando interagiscono con altri. Il sorriso va inteso come promotore dell’affinità relazionale, in quanto è impiegato in condizioni di simpatia e antipatia e di riappacificazione, al fine di stabilire e di mantenere una relazione amichevole con gli altri. In condizioni spiacevoli, come quando si commette una gaffe, molte persone ricorrono al sorriso per farsi scusare ed accettare dagli altri. Inoltre, il sorriso è un potente regolatore dei rapporti sociali: la sua frequenza e intensità sono governate dal potere sociale (le persone in condizione subordinata sono vincolate a sorridere di più rispetto alle persone in condizione di potere) e dal genere (le donne sorridono di più degli uomini per motivi di affiliazione e di compiacenza). Da quello fin qua detto si evince la particolare importanza di una attenta lettura di tali segnali, in special modo quando si ha in terapia bambini o adulti privi o limitati nel linguaggio verbale. Attraverso l’uso di strumenti musicali, si stabilisce una vera e propria comunicazione tra paziente e musicoterapeuta, per mezzo del dialogo sonoro e attraverso la lettura dei vari segnali analogici (non verbali) si riescono a comprendere cose altrimenti impossibili da intendere in assenza di linguaggio digitale (verbale). Il prossimo mese continueremo ancora ad esaminare i vari segnali che consentono una minuziosa decodifica delle vari componenti della CNV.