Salute & Benessere
di Tea Maione
BEETHOVEN,
Audioprotesista
OGGI NON SAREBBE SORDO!
L
a sordità di Beethoven è una
di quelle malattie di “pazienti
illustri” che più di altre sono
state studiate dagli storici e
dai medici, tuttavia senza essere giunti
a conclusioni definitive, specie per la sua
genesi.
Fin quando gli è stato possibile, Beethoven ha cercato di tenere nascosta la sua
sordità. Nel 1801 a 31 anni così scrive
all’amico medico Franz Gerhard Wegeler: “… devo confessarti che conduco una
vita infelice…sono due anni che evito qualsiasi compagnia, perché non posso dire alla
gente che sono sordo…il dott. Franck mi ha
curato con olio di mandorle, ma senza alcun effetto...poi mi
ha prescritto tè per gli orecchi, ma questi sibilano, e sento un
brusìo giorno e notte…posso dirti che la mia vita si trascina
miseramente, se avessi un’altra professione la mia infermità
non sarebbe così grave, ma nel mio caso è una menomazione terribile! Devo mettermi accanto all’orchestra, altrimenti
non odo le note acute degli strumenti e delle voci posso udire
i toni di una conversazione ma non le parole, e se qualcuno
grida non lo posso sopportare”.
L’undici maggio del 1809 Vienna è sotto le cannonate
delle truppe francesi di Napoleone. Beethoven nonostante la sordità, si rifugia in cantina coprendosi le orecchie
con dei cuscini. I suoni forti gli danno fastidio! Soff re già
del caratteristico fenomeno del recruitment che, per ironia della sorte, non fa sentire i suoni di intensità normale,
ma provoca un fastidio oltre norma per i suoni forti. La
sua sordità è già grave!
Nello stesso anno compone la Quinta Sinfonia. Ma Beethoven la sua Quinta… non l’ha mai sentita!
A soli 39 anni tra lui e il mondo si è già alzato il muro del
silenzio. Non percepisce né voci né suoni e riesce appena
ad udire ciò che suona stringendo tra i denti una bacchetta di legno poggiata sulla cassa di risonanza del pianoforte. Sembra che la sordità del compositore sia iniziata
intorno ai 27 anni interessando prima l’orecchio sinistro
poi quello destro; poco risolvono i cornetti acustici che
un artigiano di sua fiducia, costruisce per lui. Nel marzo
del 1818 viene costruito per lui uno speciale pianoforte
dalla casa britannica Broadwood: ha la sonorità più robusta e penetrante di quella dei pianoforti viennesi di allora,
la tastiera è arricchita di quattro tasti verso il grave, e di
uno verso l’alto. Con il nuovo strumento Beethoven può
comporre le ultime tre Sonate e la Nona Sinfonia.
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L’esame post-mortem dell’apparato uditivo del musicista, eseguito dal
Prof.Wagner, direttore del Museo di
Anatomia Patologica di Vienna riporta un’analisi che non è servita a chiarire
lo stato di salute del musicista ma attivò vari dubbi che ancora oggi medici
e storici non hanno chiarito. Nel 1970
alcuni studiosi americani parlarono di
otosclerosi poi contestata da più parti.
Nel 1797, epoca in cui Beethoven fu
colpito da tifo addominale, sembra instaurarsi l’inizio del suo disturbo uditivo. Alcuni studiosi ritennero trattarsi
di otite adesiva (versamento densosieroso nella cavità timpanica), ma ciò non spiegava la
degenerazione del nervo acustico.
Meno fantasiosa e più attendibile di altre ipotesi successivamente elaborate è quella che fa risalire la sordità del
musicista ad uno stato catarrale cronico delle prime vie
respiratorie e del rinofaringe. Ad indicarlo sarebbe stato
egli stesso, quando riferisce di “…sentire la testa in fiamme”, tanto che mentre suona, ha l’abitudine di correre al
lavabo e di immergere la testa nell’acqua fredda: così rinfrescato e malamente asciugato, si rimette al piano.
Il tenore Rokel, suo amico, lo trova nel suo studio mentre
compone l’Eroica a torso nudo, chino su un grande bacile, intento a rovesciarsi sul capo e sul dorso getti d’acqua gelata. Era forse una di quelle semplici patologie che
frequentemente sono sotto gli occhi degli otorinolaringoi ]