Salute & Benessere
ipermobile a causa del contemporaneo allungamento dei legamenti che
vi s’inseriscono. Sotto l’azione del
carico, quindi, si solleverà, favorendo
l’appiattimento
dell’arco longitudinale del
piede e la pronazione.
Naturalmente
un piede pronato indurrà
alterazioni
posturali a livello dei diversi segmenti
scheletrici
a
monte, quali il
valgismo delle
ginocchia, la limitazione all’intrarotazione delle anche e l’ iperlordosi
della colonna vertebrale.
La prima scelta terapeutica da ef-
fettuare per un paziente affetto da
alluce valgo è il trattamento non
cruento. Spesso il dolore e la borsite
possono essere risolti con l’eliminazione della frizione della calzatura
contro l’eminenza mediale, valutando l’eventualità di cambiare la calzatura da utilizzare quotidianamente
con l’aggiunta di accorgimenti in
loco di trattamenti podologici ed ortoplastici utili nel migliorare anche
la stabilità plantare in fase propulsiva; è da dire che nonostante i buoni
risultati del trattamento incruento,
in uno stadio precoce della deformità, alcuni pazienti necessitano di un
intervento chirurgico per risolvere
definitamene le limitazioni funzionali.
di Mariarosaria D’Esposito
Logopedista
Il “bel canto”
Se fino a qualche anno fa il mondo del canto si presentava come una casta chiusa, gonfio della presunzione
di poter bastare a se stesso, ora ricerca, sempre più frequentemente, collaborazione in campi affini o complementari. La Logopedia, in tal senso, si rivela un’importante fonte di osservazione essendo spesso chiamata,
con la foniatria, a “curare le ferite” della voce cantata.
Sebbene ognuno di questi pazienti presenti problematiche personali ed arrivi alla rieducazione con una
storia (di vita e di voce) unica, esiste per tutti un unico
comune denominatore di difficoltà costanti. È, quindi,
possibile tracciare un seppur sommario identikit dello
studente di canto attraverso le aspettative e gli ostacoli
che emergono durante l’osservazione logopedica.
La prima cosa che disorienta chi decide di immergersi
nel mondo dorato del canto è la scoperta di numerosi indirizzi formativi, spesso diametralmente opposti.
“Chi è il maestro più affidabile?” si domanda lo sprovveduto novizio. L’inesperienza porta sovente a privilegiare il maestro che garantisce risultati rapidi: cantare
tutto e subito, magari saltando tappe necessarie alla
costruzione di una capacità canora buona e duratura.
L’insegnante che parte, nella costruzione della voce, da
semplici esercizi respiratori, viene spesso considerato
anacronistico, mentre l’altro che inoltra subito nel magico mondo delle romanze, riesce ad ottenere consensi
incondizionati.
Purtroppo scorrette strategie, passando dal docente
all’allievo, portano inevitabilmente ad una popolarità
di breve durata in quanto tutti gli abusi vocali sciupano
rapidamente la voce, intaccando la sua espressività, e
spesso determinano una vera e propria patologia della
voce cantata (disodia).
Da qualche tempo si registra per fortuna un’inversione di tale tendenza: la logopedia non è chiamata
soltanto a ripristinare equilibri fonatori compromessi,
ma è considerata da molti maestri come propedeutica
allo studio del canto. L’acquisizione della respirazione diaframmatica, la consapevolezza del meccanismo
pneumo-fono-articolatorio, la definizione della propria tessitura vocale diventano importanti preliminari
all’educazione canora vera e propria.
È davvero un’esperienza entusiasmante, per un logopedista ed un maestro di canto affiatati, guidare una
voce dai suoi primi passi all’emozionante momento del
volo.
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