14 -- 100% Fitness Magazine - Dicembre 2006
SALUTE & BENESSERE
QUANDO IL CARDIOLOGO
di Antonino Campobasso
Cardiologo
GONFIA IL PALLONCINO
NON SIGNIFICA CHE IL CUORE E’ IN FESTA
angioplastica coronarica percutanea
(percutaneous
transluminal coronary angioplasty, PTCA ) è stata concepita
e sviluppata, fino ad ottenere ampio riconoscimento e
applicazione in tutto il mondo, da Andreas R. Gruentzing,
ma le basi sono state poste dal lavoro pionieristico di Dotter
e Judkins, che nel 1964 dilatarono meccanicamente le arterie femorali
mediante un sistema di doppio catetere coassiale.
Nel settembre del 1977, a Zurigo venne eseguita la prima PTCA
in un uomo di 37 anni, di professione assicuratore, con angina pectoris
grave e con una stenosi critica dell’arteria coronaria discendente anteriore
prossimale. L’angioplastica risultò efficace nell’eliminare la stenosi e al 10° e al
23° anno dopo questa storica procedura, la coronarografia evidenziava la
persistenza di un’ampia pervietà della coronaria trattata e il test da sforzo
rimaneva normale.
Ampi studi osservazionali, che hanno messo a confronto la terapia medica,
l’angioplastica e la rivascolarizzazione chirurgica mediante by-pass
aorto-coronarico, hanno evidenziato che la PTCA supera la terapia medica
nella maggior parte dei casi, mentre la rivascolarizzazione miocardia
chirurgica garantisce benefici in termini di sopravvivenza rispetto alla
PTCA solo nelle malattie coronariche multivasali gravi.
Dopo circa 10 anni furono impiantati, in corso di angioplastica coronarica, i
primi stent metallici (retino) per la prevezione della ristenosi (riocclusione
della coronaria trattata).
L’interesse nei confronti dell’applicazione di stent coronarici è cresciuto
enormemente in seguito alla fondamentale osservazione che la completa
espansione mediante alte pressioni di gonfiaggio del palloncino e
l’associazione di aspirina e ticlopidina era associato a un’incidenza di
trombosi (occlusione) intrastent molto bassa.
Anche se gli stent metallici hanno determinato un significativo vantaggio
rispetto all’angioplastica semplice, la ristenosi intrastent rimane un problema
da non sottovalutare.
La strategia più interessante e più moderna è lo “stent medicato” che combina
la struttura metallica con un’azione di rilascio in loco di un medicinale.
Negli ultimi anni sono stati adottati vari medicinali adsorbiti agli stent con
alterni entusiasmi.
E’ chiaro che il costo nettamente più elevato di questa tecnologia
ha limitato la sua applicazione nella malattia plurivasale o con
multiple lesioni.
Nella pratica clinica delle unità coronariche opportunamente attrezzate,
l’angioplastica viene utilizzata come prima terapia ( angioplastica primaria )
in caso di infarto acuto del miocardio purchè il paziente giunga in tempi utili
in reparto (evitate tempi inutili di attesa in caso di dolore sospetto ed attivate
subito il 118), o come terapia aggiuntiva a quella farmacologia in caso di
trombolisi inefficace (PTCA RESCUE o di salvataggio, come viene
comunemente chiamata).
La sfida maggiore per il clinico nel prossimo decennio sarà di identificare
nuove strategie al fine di rendere la riperfusione meccanica accessibile a un
maggio numero di pazienti con infarto miocardico acuto.
MEMBRANA
INTEROSSEA
di Salvatore Costantino
Osteopatia - Dottore in Fisioterapia
È LA CAUSA DI ALCUNI PROBLEMI DELLA GAMBA
a membrana interossea che appartiene al sistema fasciale,
presente in tutto l’organismo, è una fascia profonda dell’arto
inferiore. Tale membrana solidarizza meccanicamente tibia e
perone, poiché tutti i muscoli della loggia profonda della
gamba hanno almeno un’inserzione su di essa. La membrana
interossea divide i muscoli della gamba in due gruppi: loggia antero-esterna
e loggia postero-interna; è importante, inoltre, perché smista le tensioni che
provengono dall’alto e dal basso, sfruttando la tibia come “pilone” ed il
perone come sistema di adattamento. Le inserzioni di questa
membrana si trovano sulla parte esterna della tibia e sulla parte
antero-interna del perone. La membrana interossea è costituita da fibre
che si dividono in due contingenti: uno maggiore, che ha fibre orientate in
basso-dietro-fuori; uno minore, con fibre orientate in basso-avanti-dentro.
Dal punto di vista embriologico, alcuni autori mettono in relazione la
membrana interossea con il sistema viscerale poiché le fibre della membrana
hanno la stessa direzione dei legamenti sospensori dei visceri. Sembrerebbe,
dunque, che, soggetti che soffrono di distorsioni frequenti alle caviglie e/o
di tensioni alla membrana interossea, possano avere sofferenze a livello
viscerale. La membrana presenta due fori, uno superiore ed uno inferiore,
che sono importanti per la vascolarizzazione, per il drenaggio e per la
sensibilità della gamba. Nel foro superiore passano: una diramazione del
nervo sciatico-popliteo esterno che prende il nome di tibiale anteriore
(anche se in realtà ne è solo una diramazione), l’arteria tibiale anteriore e
vasi linfatici (queste strutture controllano l’irrorazione dell’articolazione
tibio-peroneale superiore e di parte del ginocchio). Nel foro inferiore
passano: la vena peroniera e l’arteria peroniera (che controllano il drenaggio
venoso e l’apporto arterioso della caviglia e del piede).
Ne consegue che capillarizzazioni e/o gonfiori a livello del ginocchio e/o
del dorso del piede potrebbero essere causati anche da una disfunzione del
perone e/o della tibia, che sono in grado di modificare la tensione della
membrana e quindi di mandarla in disfunzione, diminuendo il diametro dei
fori. Queste condizioni possono provocare una riduzione del drenaggio
venoso e dell’apporto arterioso con conseguenti distu